Visto il rapido aumento dei casi di Covid-19 negli Stati Uniti e in Europa, le prospettive economiche immediate associate a nuovi lockdown diventano ogni giorno più fosche. Tuttavia, gli annunci di Pfizer e Moderna in merito all’efficacia dei loro vaccini hanno rincuorato notevolmente i mercati finanziari. Come possiamo conciliare il possibile deterioramento dei dati economici nell’immediato con la maggiore certezza riguardo al percorso di normalizzazione a lungo termine?
I risultati migliori del previsto sul fronte dei vaccini spingono i mercati al rialzo
La nostra previsione, e quella di molti altri, era che i potenziali vaccini avrebbero evidenziato un’efficacia discreta anziché spettacolare, e che la loro distribuzione sarebbe iniziata verso la fine del 2020. Pertanto, la recente notizia ha sorpreso in positivo rispetto allo scenario di riferimento. Inoltre, la scorsa settimana il rischio di estremo di non avere un vaccino di immediato successo è stato sommariamente archiviato, con profonde implicazioni per i mercati. Imprese che non erano investibili senza la prospettiva di un vaccino efficace sono diventate ancora una volta oggetto di un esame scrupoloso. Alla luce di tutto questo, il marcato rialzo e la significativa rotazione dei mercati azionari hanno senso:
- Le aziende maggiormente influenzate dal Covid-19, come le società di viaggi e tempo libero, hanno visto aumentare enormemente il proprio valore negli ultimi giorni, essendo diventate di nuovo investibili
- Le società che a nostro avviso registrerebbero buone performance in un contesto reflazionistico hanno analogamente messo a segno guadagni di tutto rispetto, seppure in misura minore
- Le aziende di buona qualità destinate a prosperare nella maggior parte degli scenari (tranne che in mancanza di un vaccino efficace) hanno evidenziato un buon andamento, poiché lo scenario peggiore è stato scongiurato.
Valutazione degli impatti a lungo termine del Covid-19
La crisi pandemica ha lasciato tuttavia un profondo impatto sull’economia e sui mercati finanziari. Senza il nuovo coronavirus non avremmo assistito al grave e improvviso indebolimento dell’economia reale che ha consentito alle grandi società quotate di accelerare la destabilizzazione dei settori della “old economy”. Il tempo ci dirà in che misura le risposte normative o antitrust rallenteranno o invertiranno questa tendenza.
Senza la crisi non avremmo visto crollare i rendimenti delle obbligazioni a lungo termine (e con essi i tassi di sconto utilizzati per valutare gli attivi rischiosi), spingendo al rialzo il valore attuale dei cash flow futuri. L’entità delle cicatrici economiche è ancora ignota, ma la maggior parte degli analisti, degli investitori e dei politici è disposta a scommettere che non si registrerà un rapido aumento dei rendimenti a lungo termine, dato l’effetto disinflazionistico causato dal Covid-19 che durerà verosimilmente per un paio d’anni.
Senza il Covid, infine, non avremmo avuto un’impennata del debito delle famiglie, delle imprese e dei governi. Livelli di indebitamento più elevati non implicano necessariamente un servizio del debito più oneroso, dato il crollo dei rendimenti obbligazionari, ma pongono alcuni limiti alla misura in cui i tassi possono aumentare prima che si proceda a un inasprimento monetario; ciò vuol dire che, a parità delle altre condizioni, i tassi d’interesse di equilibrio saranno probabilmente più bassi.
Sintesi
Può sembrare paradossale che i mercati azionari siano in rialzo a fronte di un nuovo rallentamento dell’economia, ma vale la pena ricordare che le grandi società quotate sono solo un sottoinsieme del sistema economico e che i titoli azionari sono attivi di lunga durata. La notizia più importante arrivata negli ultimi giorni è che un possibile scenario futuro – quello dell’assenza di un vaccino efficace – sembra aver perso plausibilità. E questo è uno sviluppo che può essere accolto con favore sia dai mercati finanziari che dalla società civile.